Secondo i sondaggisti la mossa di Calenda ha spostato l’asse delle elezioni più a destra.
Renzi e Calenda stanno per concludere l’accordo che porterà alla creazione del terzo polo, l’alternativa centrista per chi non tende né per i sovranisti di destra né per la sinistra del Pd e dei Verdi. L’obiettivo primario è quello di non consegnare il paese alla destra di Meloni e Salvini ma secondo quanto emerge dai sondaggi potrebbe dare un vantaggio proprio alla coalizione di centrodestra.
Sembra quindi che la rottura del patto con il centrosinistra abbia portato al risultato opposto e non abbia intaccato il consenso del centrodestra. Anzi, forse ha penalizzato proprio il centrosinistra. Secondo il primo sondaggio fatto dopo l’uscita di Calenda dall’alleanza con il Pd. Stando al sondaggio, il centrosinistra ha registrato un calo dal 30% stimato nelle ultime settimane al 27,4%. Mentre la coalizione di centrodestra resta stabile al 48,2%.
Da chi prenderà i voti il terzo polo?
Il terzo polo al momento è dato al 4,8%. Ma non è detto che la situazione resti invariata. Nelle prossime settimane Renzi e Calenda potrebbero prendere più voti di quelli che oggi si prospettano. L’intenzione è andare a prendere quel bacino di voti tra gli indecisi e i moderati delusi da Forza Italia. Secondo Domani, Azione potrebbe essere un pericolo per il centrodestra in chiave proporzionale, perché può erodere il bacino elettorale di Forza Italia e in particolare drenare voti dal nord». Questi voti dal nord fanno parte del bacino in cui il centrosinistra è più forte. Quindi andrebbe a rubare voti al Pd.
Per quanto riguarda i collegi uninominali il terzo polo penalizzerebbe il centrosinistra. Con questa tattica i due puntano al 10%. Secondo una stima dell’Istituto Cattaneo, stando al quadro attuale il centrosinistra potrebbe vincere in una trentina di collegi uninominali su 221. Dall’altra parte il centrodestra «conquisterebbe 19 collegi uninominali in più alla Camera e 9 seggi in più al Senato, arrivando al 61 per cento dei seggi complessivi nel primo caso e al 64 per cento nel secondo», scrive l’Istituto Cattaneo. Questo porterebbe la destra quasi ai 2 terzi del parlamento che le darebbe il potere di modificare la Costituzione senza referendum.